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Nec tecum, nec sine tecum vivere possum.. la prigione mentale della vittima da abuso narcisistico

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Il letto sul quale sono seduta è sempre lo stesso, è quello che ha ospitato il nostro amore ed anche le nostre lacrime, quello che ha visto i nostri corpi fusi in una danza sinuosa e passionale e che poi ci ha visti di spalle, ognuno perso nel proprio mondo. Sono seduta sul bordo di quel letto.. ti guardo dormire, ti ascolto respirare. Sfioro la tua nuca con la punta delle dita.. ne potrei disegnare il contorno ad occhi chiusi per tutte le volte che mi hai mostrato lei anziché i tuoi occhi.. ti chiedo presenza, mi offri distanza. La chiami stanchezza. Ci leggo egoismo.Mi stendo accanto a te e ti stringo con tutto l’amore disperato di cui sono capace, in un abbraccio che sa di prigione, ma in cui l’unico prigioniero sono io. Prigioniera di me stessa e delle mie illusioni. Prigioniera di un uomo che non esiste. Di una fantasia, di un desiderio. Una prigione mentale, una gabbia aperta ma dalla quale non riesco ad uscire. Sono la carceriera di me stessa. Sbatto le ali ma non mi muovo di un passo. Sono lì ma vorrei essere altrove. Chiedo aiuto ma il mio grido è muto ed il mio orecchio sordo a qualsiasi altra voce che non sia la tua. Non riesco a volare via.

Sei steso accanto a me ma sei altrove. Mi parli ma non mi senti. Mi guardi ma non mi vedi.

Inspiro e trattengo il tuo odore come se volessi intrappolarlo per sempre dentro di me, legarlo a questo momento per ricordarmi ogni giorno il dolore pungente del nostro ultimo addio. L’ennesimo. Il più triste. Il più ridicolo. Questa sarà l’ultima volta, dico, l’ultima occasione per permetterti di umiliarmi, di giocare con il mio cuore e con le mie aspettative. Ma sappiamo entrambi che non sono così forte, che non riuscirò a voltarmi e andar via senza averti prima supplicato di rimanere ancora, di incasinarmi la vita, di straziarmi l’anima.. Un’ altra occasione persa per poter essere libera.

Ridi. Schernisci le mie lacrime. Rendi vane le parole, vacui i tentativi di andare via e spiccare il volo fuori dalla mia gabbia dorata. Mi trattieni. Mi offri del miglio. Io ho fame e sto per cedere. Mi lascio incastrare dalle tue menzogne ancora una volta. Ho bisogno di crederci, ho bisogno di te..Ho imparato a memoria la favola che racconto a me stessa, quella col finale felice, i sorrisi smaglianti e i cuori sinceri e gonfi d’amore. Proiezione dei miei sogni di bambina, specchio delle mie necessità di donna adulta e ferita.. sto solo mentendo a me stessa: quell’amore non sei tu. Ed io lo so, ma non mi ascolto, non mi rispetto.

Mi dimentico di me.

Nascondo la polvere sotto al tappeto. A pulire ci penserò più tardi, quando insieme alla polvere troverò i cocci della mia anima ormai in pezzi e, rassegnata, li raccatterò. Curerò la mia anima ferita e la renderò più lucente e pura per te, cosicché tu possa darla nuovamente in pasto ai tuoi demoni interni. Mi odio per questo. Dovrei odiare te ma riesco solo a odiare me stessa. Mi guardo dal di fuori e provo repulsione. E finalmente capisco perché tu ne provi tanta per me. In un attimo ti ho assolto.

Uno scatto e sei fuori dal letto. Non mi guardi e passi oltre. Sorridi sornione allo schermo del tuo smartphone. Perché non mi sorridi più? Io sono qui, carne viva e lacrime.. te lo urlo con tutto il silenzio di cui sono capace, ma tu hai già chiuso la porta alle tue spalle. Sono rimasta sola.

Fa freddo adesso in questa casa e non riesco a smettere di tremare.Sento solo freddo e vuoto.. e un dolore sordo, lancinante, che mi lacera stomaco e cuore, che mi piega le gambe e mi disturba i pensieri. Mi manca il respiro.. ho fame d’aria.. Tutto questo dolore è ingestibile, mi fagocita, mi mastica e poi mi sputa fuori come un pasto indigesto. Sono spossata. Il mio corpo si rifiuta di reagire.. mi abbandona anche lui..Faccio fatica anche a fare una doccia… l’acqua non lava via i miei pensieri, né il dolore.. si mescola alle lacrime che continuano a sgorgare copiose dai miei occhi spenti. Penso ai miei occhi.. li hai mai guardati veramente? Hai mai visto quanto possono essere colmi d’amore quando incrociano il tuo sguardo e quanto siano vuoti e spenti quando non ci sei? Il tuo sguardo mi oltrepassa. Sono un’ombra, sono fumo. Evanescente, inesistente per te. Basta una folata di vento più fresco sul tuo viso e per te non esisto più.

Sei andato via. Sei sparito. Non una parola, non una spiegazione. Un attimo prima sulle tue labbra, un attimo dopo fuori dalla tua vita. Cancellata con un colpo di spugna come una macchia sporca sullo specchio. Lo stesso specchio in cui ho vista riflessa troppe volte un’immagine distorta di me, sgualcita, invecchiata, ingiallita. Spenta. Sono morta. E mi hai uccisa tu. Condannata e giustiziata senza possibilità di appello, senza nemmeno diritto a una parola di commiato, senza una scusa. Punita col silenzio e con l’assenza per averti amato sopra ogni cosa, anche più di me.

Mi dici che non sai amare.. ma io so che non è così! Io ti aiuterò, ti salverò da te stesso e dalle tue paure, asciugherò le tue lacrime che sanno di infanzia spezzata e tradita e ti risarcirò per tutti i torti che ti sono stati fatti.. pagherò per colpe che non mi appartengono, ma allevierò te da un’ingiusta sofferenza. Sarò la tua rivalsa, la tua salvezza. Ti dimostrerò che l’amore non ferisce, non delude, non tradisce. Eppure oggi l’amore mi ha ferita, mi ha tradita.. mi ha ingannata…Tu eri l’amore. Adesso non ci sei.

Dove sei amore mio? Riesci a sentire il mio dolore? Sei con lei? Le stai accarezzando i capelli come fai con me? Le stai baciando le mani? Stai facendo l’amore con lei? Le stai facendo ascoltare la nostra canzone? Non devo pensare a tutto questo.. allontano la scena dalla mia mente, mi nausea, mi disgusta, mi trafigge.. la metto da parte e faccio finta che non esiste.. tu non puoi essere con lei così come sei con me.. noi siamo speciali, noi siamo corpi astrali…

E così rimango qui, sul nostro letto ad aspettarti mentre fisso le lenzuola scomposte, piene ancora di noi.Tornerai, lo fai sempre… Sei il mio Ulisse. Ed io Penelope che attende instancabile e fiduciosa i tuoi continui ritorni e accetta amorevole le tue improvvise e inevitabili partenze. La voce delle sirene non riuscirà ad incantarti nemmeno questa volta. Il nostro amore è più forte. Scioglierà l’incantesimo in cui ti sarai smarrito. Tornerai, ed io fingerò di non vedere quella macchia di rossetto sul colletto della tua camicia. Fingerò di non sentire quel profumo di donna che ti porti dietro, di non sapere cosa hai fatto avvolto tra le lenzuola di un altro letto.. fingerò di non vedere quei graffi sulla schiena, i tuoi capelli scompigliati..

Ti aspetto, ancora una volta.Ti perdonerò.. di nuovo… e senza che tu nemmeno me lo chieda. Sono io che armo il tuo braccio e che ti esorto anche a premere il grilletto.

Sono una tossicodipendente.

La mia droga sei tu.

Dipendo da te.

Sei dannoso e letale, ma non riesco a smettere di desiderarti, di cercarti e supplicarti per avere un po’ del tuo amore e delle tue attenzioni. Ne voglio ancora, ne voglio sempre di più.. voglio la mia dose in vena. Avvelenami, annientami, fluiscimi nel sangue ed io finalmente esisterò. Anche il dolore ormai è una droga. Più mi fai male, più ti voglio disperatamente. Non ha senso per gli altri, ma ha senso per me. Mi umilio perché non riesco più a vivere senza di te. Sono argilla nelle tue mani. Plasmami. Diventerò ciò che vuoi, così non ti stancherai mai di me… sarò l’oggetto più bello tra quelli in mostra, il più prezioso, il più scontato…

Sarò ancora tua. Totalmente, irragionevolmente tua.

Sposto i miei limiti sempre più in basso. Non ho quasi più dignità… ma ho te, e questo mi basta. Mi sto perdendo ma non mi importa. Tu mi ritroverai e mi riporterai in vita. Solo tu puoi farlo, nessun’altro.. nemmeno i miei amici, nemmeno la mia famiglia, nemmeno Dio.

Tu sei Dio per me.

Un Dio crudele, beffardo, ingiusto e tirannico ma meraviglioso… un Dio che mi toglie la vita e che però sa anche restituirmela semplicemente tornando da me. E allora tesso e sfilo pazientemente e incessantemente la mia tela in attesa del tuo ritorno. Mi dono a te perché non conosco altra alternativa a questo sentimento che mi pervade e mi possiede. Che mi logora e mi dà vita. Che mi fa rinascere dalle mie ceneri come una Fenice.

La porta di casa si apre quando ormai è quasi giorno. Sei qui. Lei ormai è solo il ricordo di una notte di follia, un piccolo neo nella nostra storia infinita, un volto senza nome e senza importanza, una macchia impercettibile… fino al suono del prossimo messaggio, fino al giorno del mio prossimo massacro.

Tu non sai amare, ma io non so smettere di farlo.. E allora amerò anche per te.

Mi annienterò e ti perdonerò ancora e ancora.. in una spirale senza fine di dolore e morte, fino a quando non resterà più nemmeno una briciola di sangue nelle mie vene, fino a quando non avrò più nemmeno una molecola di ossigeno nei miei polmoni..

Morirò..

E sarò eternamente tua.

Autore:

Mi chiamo Serena Russo e sono una Psicologa-Psicoterapeuta di formazione sistemico-relazionale. Mi sono laureata presso l'Università degli Studi di Roma "La Sapienza" nel 2004 e sono iscritta alla sezione A dell'Albo degli Psicologi della Regione Lazio con n° 14505 dal 2006. Ho conseguito la Specializzazione in Psicoterapia Sistemico-Relazionale presso l'Accademia di Psicoterapia della Famiglia di Roma. Tra le altre attività di cui mi occupo, svolgo principalmente la libera professione come Psicoterapeuta individuale, di coppia e familiare. Da diverso tempo ormai, mi occupo prevalentemente di terapie con pazienti vittime di rapporti di coppia abusanti, vittime di abuso narcisistico e dipendenze affettive. Conduco gruppi di auto-aiuto sull'elaborazione del lutto, sulla gestione dell'ansia e di sostegno alla genitorialità, anche nei casi di separazione e divorzio. Collaboro con il "Gruppo Ictus Emiplegia Onlus" per il sostegno psicologico a pazienti colpiti da ictus ed anche alle loro famiglie. Realizzo corsi di formazione e di preparazione all'esame di stato per studenti laureandi e neo laureati in Psicologia in collaborazione con strutture ed enti accreditati.

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