Oggi, 25 novembre, si celebra la giornata internazionale della lotta alla violenza contro le donne. Purtroppo, quello della violenza èun tema ancora troppo poco dibattuto, anche in quelle sedi – come la nostra Camera dei deputati – in cui ci si aspetterebbe un atteggiamento di gran lunga diverso: è di qualche giorno fa la notizia della presenza di solo 8 deputati alla Camera nel giorno in cui si sarebbe dovuta discutere una mozione che riguardava proprio la violenza sulle donne. E questo, a poche settimane dalla desolante scena degli stessi deputati che esultavano per aver affossato il DDL Zan. Il silenzio che circonda le questioni legate alla difesa dei diritti umani è assordante. Ed è ancora più desolante il pensiero che si debba lottare per l’acquisizione di diritti che dovrebbero essere sanciti solo per diritto di esistenza in vita, inalienabili…
Nelle ultime settimane abbiamo assistito ad una sequela incessante di efferati omicidi che hanno avuto come protagoniste donne uccise proprio da quelle persone che dicevano di amarle sopra ogni altra cosa. Donne che avevano denunciato, che si erano affidate ad un sistema giudiziario che, nonostante l’esistenza di un protocollo di Instanbul e l’esistenza di un Codice Rosso, continua a fare acqua da tutte le parti. Donne che non vengono stuprate e uccise soltanto dai loro aguzzini, ma anche da chi dovrebbe proteggerle e che invece le rivittimizza. Donne che non vengono credute nei tribunali e dai magistrati quando denunciano una violenza domestica, che subiscono l’allontanamento dei loro figli che loro invece stanno cercando di difedere..
Si crede erroneamente che la violenza sia soltanto di tipo fisico e sessuale, in realtà esistono diverse forme di abuso, da quello economico a quello relazionale ed emotivo, solo per citarne alcune. Ci sono forme di violenza silenziose, insidiose… che non fanno rumore e non lasciano segni sul corpo ma che fanno comunque a pezzi. Ognuna di queste forme di abuso rappresentauna gravissima violazione dei diritti umani, un impedimento al principio di uguaglianza e un ostacolo alla formazione di una coscienza personale e sociale fondata sul rispetto della persona umana.
Nel mio studio vedo quotidianamente donne che hanno subito questo genere di violenze. Raccolgo le loro storie, le aiuto a non sentirsi sbagliate, cerco di ricostruire insieme a loro quell’anima che è andata in frammenti insieme alle ossa del loro corpo… ma sento che tutto questo, se pur utile e assolutamente imprescindibile per la loro rinascita, è pur sempre un intervento parziale, che necessiterebbe di un supporto con un respiro più ampio, che coinvolga realtà e competenze di tipo diverso. Finché questa modalità di intervento non verrà applicata come buona prassi, queste donne continueranno a sentirsi sole, esposte, non adeguatamente sostenute.
E voi, ragazze, non abbiate paura di denunciare, di salvarvi dall’inferno in cui siete costrette a vivere quotidianamente. Ricordate: l’amore dovrebbe rendervi felici e riempirvi il cuore, non dovrebbe rompervi le costole! L’amore dovrebbe togliervi il fiato, non la vita!