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Vittimizzazione Secondaria e Victim blaming: quando si è vittime due volte.

Molto spesso, quando le mie pazienti mi raccontano le loro esperienze con i loro partner tossici ed abusanti, mi dicono di avere paura di scoprire di essere di fronte a qualcuno che non sia in grado di capire la profondità del dolore che hanno sopportato, che possa arrivare a mettere in dubbio i loro atroci racconti o che, peggio ancora, possa non credere alle loro parole e banalizzare la loro storia. Storie di abusi psicologici e morali, di manipolazioni e ricatti emotivi che sono vissuti spesso solo all’interno delle mura domestiche e che troppo spesso vengo taciute per vergogna, per rassegnazione, per sfiducia nelle capacità empatiche di chi si finge cieco e sordo di fronte a queste tematiche. Molte di loro hanno deciso di smettere di cercare aiuto e protezione da chi dovrebbe difenderle ed invece finisce per determinare quel fenomeno conosciuto come “vittimizzazione secondaria”, ovvero tutte quelle conseguenze psicologiche ed emozionali relative al contatto tra la vittima di un abuso ed un sistema giudiziario impreparato e superficiale.

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Il divorzio con un narcisista

Sappiamo bene quanto possano essere dannosi e pericolosi i narcisisti all’interno di una relazione, ma purtroppo possono esserlo molto di più quando affrontano una separazione o un divorzio in tribunale, soprattutto se di mezzo ci sono interessi economici e custodia dei figli. Tutto quello che abbiamo imparato su di loro e sul loro comportamento, i loro tentativi di manipolazione e distorsione della realtà, le loro menzogne, i loro ricatti emotivi, le loro vessazioni e i loro abusi emotivi, all’interno delle aule di tribunale si manifesteranno all’ennesima potenza, non solo perché il Narcisista vuole dare un’immagine perfetta di sé come essere umano e come genitore, ma anche perché vorrà vincere a tutti i costi e per farlo userà tutti i mezzi a sua disposizione.

Sappiamo che il narcisista tende a sentirsi superiore rispetto a chiunque altro e non avrà certo timore nel sentirsi superiore anche rispetto agli avvocati e alla legge stessa. Molte persone vittime di questi individui, hanno giustamente paura di non essere credute in tribunale e che giudici e avvocati finiscano per essere manipolati dall’arte affabulatoria e dalle menzogne del narcisista; per questo motivo è importante che scegliate un avvocato che conosca bene il Disturbo Narcisistico di Personalità, che sappia di cosa state parlando, che abbia ben chiaro che esistono altre forme di violenza -altrettanto gravi-  oltre a quella fisica, in modo che non rimanga vittima a sua volta delle manipolazioni di cui i narcisisti sono capaci e riesca a combattere per voi le vostre battaglie, in modo professionale ma agguerrito. Un avvocato che non sa nulla di questo disturbo, potrebbe essere indotto a pensare che molte delle cose che raccontate sono esagerazioni frutto della vostra gelosia o della vostra non accettazione della fine di un rapporto e potrebbe indurvi ad accettare accordi che non sono per niente vantaggiosi per voi.

Probabilmente se siete arrivati al punto di affrontare un narcisista in Tribunale è perché tutti i vostri tentativi di conciliazione sono caduti nel vuoto e avrete subìto ogni tipo di umiliazione e vessazione: vi avrà etichettato come madre inadeguata e negligente, attribuendovi magari un non precisato disturbo di personalità; vi avrà inondato di email in cui ricostruisce, con minuziosa attenzione al dettaglio, ogni vostra singola azione analizzandola al microscopio, allo scopo di crearsi delle prove circa la bontà delle sue affermazioni. Vi avrà sicuramente dato delle arriviste e delle arrampicatrici sociali interessate soltanto ai loro soldi; avrà rigirato mille volte ogni situazione per apparire lui la vittima della situazione e suscitare un senso di pietà in chi lo ascolta. Divorzio e genitorialità sono campi di battaglia molto allettanti per il narcisista: se avete dei bambini e questi sono ancora molto piccoli, userà il loro senso di lealtà per manipolarli e renderli a loro volta complici inconsapevoli delle umiliazioni nei vostri confronti. L’obiettivo è avere l’appoggio incondizionato dei figli e poco importa se per ottenerlo calpesteranno l’immagine materna, arrivando nei casi peggiori all’alienazione parentale (a questo link potrete leggere un articolo sull’argomento https://psycoblog.wordpress.com/2016/05/02/la-parental-alienation-syndrome-pas-patologia-o-problema-relazionale/ ).

Come si può tradurre tutto questo in un’aula di tribunale? Pensate che tutto ciò che fino a questo momento avete sperimentato nel privato, adesso avrà una manifestazione pubblica: per poter confermare la sua teoria, il narcisista non esiterà a diffamarvi pubblicamente, ricostruendo la realtà in maniera distorta e spesso falsa. Voi arriverete in tribunale sicuramente già provate ed esauste per tutte le manipolazioni, gli insulti, le vessazioni e le molestie morali che avrete subìto nel corso del tempo, mentre loro si mostreranno tranquilli e sicuri e approfitteranno di questa vostra debolezza proprio per provare a dimostrare che siete mentalmente instabili. Se nel passato vi ha spinto al limite con i suoi comportamenti, portandovi ad agire in modo aggressivo, utilizzerà questi episodi come prova della vostra inaffidabilità.

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L’ABC del Narcisismo: dieci piccoli indizi per capire se la persona con cui hai una relazione soffre di un Disturbo Narcisistico di Personalità.

IMG_7599Nel corso della mia pratica clinica, mi viene rivolta spesso la seguente domanda: “Dottoressa, come faccio a capire se la persona che frequento è narcisista o meno? A volte ne ho la certezza, altre volte penso di essere io a soffrire di questa patologia!”

Premettendo il fatto che spesso, soprattutto all’inizio di una relazione, non è facile capire di essere di fronte ad una persona malata, perché nella fase del love bombing i narcisisti tendono a dare un’impressione impeccabile di sé, e che esistono diversi livelli di gravità associati a questa patologia che danno vita a quadri comportamentali diversi, proverò a stilare un breve decalogo delle caratteristiche principali della personalità dei narcisisti, utile a riconoscerli e a capire se la persona con cui avete una relazione ne è affetta.

E a mettervi in salvo.

Ps: queste caratteristiche sono valide sia per narcisisti uomini che per narcisiste donne, con le dovute differenze comportamentali legate alle differenze di genere sessuale. Continua a leggere “L’ABC del Narcisismo: dieci piccoli indizi per capire se la persona con cui hai una relazione soffre di un Disturbo Narcisistico di Personalità.”

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L’ombra dietro la maschera

Non riesco a tollerare le sensazioni negative che provengono dalla : mi tormentano, mi perseguitano e mi costringono a vedermi per quello che sono davvero: un uomo fallibile, tormentato da fantasmi interiori, da dolori antichi e angosce profonde… che ha bisogno di specchiarsi nella limpidezza dei tuoi occhi per credere di valere qualcosa… ma quel qualcosa appartiene a te, non a me… e per questo ti disprezzo! Ti disprezzo perché sei migliore di me, perché non hai paura di guardare nell’oscurità delle tue ombre, né nella mia… io non ne sono capace… potrei imparare da te, ma preferisci farti credere di non avere niente da cui rifuggire dentro di me… preferisco che tu creda che l’abisso sia solo tuo e che sia stata tanto fortunata nell’incontrarmi sul tuo cammino! Ma questa è un’illusione, e una parte di te lo sa… il mio abisso ti fagociterà e diventerà davvero parte di te. La mia disperazione diventerà tua, la mia rabbia avvelenerà le tue giornate… diventerai me, un essere mostruoso con un’anima oscura e perennemente in tempesta. E per questo ti lascerò… lascerò te perché non ho altra possibilità, se non questa, di liberarmi dall’auto condanna perenne all’infelicità.

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Ritornerò in ginocchio da te: gli infiniti ritorni del Narcisista

scacchi

“Ritornerò in ginocchio da te,
L’altra non è, non è niente per me
Ora lo so, ho sbagliato con te
Ritornerò in ginocchio da te…”

Così cantava Gianni Morandi alla sua amata dopo un tradimento che lo aveva indotto a comprendere – tardivamente – quanto fosse importante per lui la donna tradita.

Quasi come fosse il ritornello di una canzone un po’ vintage, quante volte vi siete sentite dire più o meno le stesse parole? E con la stessa convinzione nel cuore? Ne sono certa: infinite volte, come infiniti sono i loro ritorni. Perché loro tornano, tornano sempre, ed ogni volta con armi più affilate e strategie sempre più perfezionate. Un po’ come quando nei film polizieschi si dice che l’assassino torna sempre sul luogo del delitto. Solo che voi non siete realmente (e per fortuna) morte, e il narcisista torna spesso per vedere quanto ci mettete a farlo (metaforicamente e psicologicamente parlando). Se torna, spesso, è solo per completare l’opera di distruzione che non è ancora riuscito a portare a termine. Ha solo pulito meglio la lente nel mirino e sta mettendo a fuoco il prossimo punto debole verso il quale sparare.

Badate bene però, perché la frase successiva della canzone di Morandi dice:

“…io voglio per me le tue carezze…” 

IO voglio per me. Non le voglio dare a te, le voglio per me. Nessuna reciprocità. Nessuna relazionalità. Il pentimento, che fa tornare il fedifrago sui suoi passi, c’è ma è apparente, non è reale; è funzionale all’ottenimento di quello che viene definito “nutrimento narcisistico”, ovvero il rinforzo dell’autostima per aver ottenuto ancora una volta un appagamento del proprio bisogno narcisistico di riconoscimento; nel caso specifico, attraverso le tanto agognate carezze dell’amata, le stesse carezze che con ogni probabilità qualche giorno prima erano state ignorate o, peggio ancora, disprezzate. Continua a leggere “Ritornerò in ginocchio da te: gli infiniti ritorni del Narcisista”

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L’empatia nei rapporti interpersonali


“Questo è ciò che accade quando due esseri umani si abbracciano”. Pur non essendo reale, l’immagine dei due cuori che si toccano dentro ad un abbraccio è una delle più suggestive che abbia mai visto in rete! Sappiamo bene che in realtà i cuori di due persone che entrano in contatto fisico tra loro tramite un abbraccio, sono separati dalla barriera dei loro reciproci corpi, ma una vicinanza di questo tipo la si può raggiungere attraverso “l’empatia” ovvero la capacità di comprendere e sentire internamente lo stato d’animo dell’altro, sia che si tratti di sentimenti positivi sia che si tratti di sentimenti negativi.

Etimologia e definizione

Il termine empatia deriva dal greco εν (dentro)-παθος (sofferenza), letteralmente quindi “dentro la sofferenza”. Essere empatici significa quindi avere la capacità di riconoscere i sentimenti altrui, di mettersi nei loro panni e di percepirne a livello viscerale emozioni e vissuti. Un’esperienza di compartecipazione emotiva che agevola la comprensione dell’altro e la possibilità di entrare in una relazione interpersonale profonda. La capacità di comprendere aspetti profondi dell’altro rende l’empatia anche un’abilità sociale fondamentale per instaurare delle buone comunicazioni interpersonali.

L’empatia tra altruismo ed egoismo

Nel corso degli anni sono state proposte diverse teorie per spiegarne origine ed effetti: alcuni autori ne hanno evidenziato la componente emotiva insita nella capacità di accogliere e comprendere, in modo del tutto involontario, i vissuti emotivi altrui; altri ne hanno evidenziato la componente cognitiva, considerando l’empatia come la capacità di decentrarsi dal proprio punto di vista per assumere la prospettiva dell’altro. Altri autori, come ad esempio Davis nel 1994, hanno invece considerato l’empatia come il risultato di un processo multifattoriale, in cui aspetti cognitivi ed emotivi sono contemporaneamente coinvolti nel fornire una risposta empatica.
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L’orbiting: la nuova frontiera dell’abbandono

“I legami umani sono stati sostituiti dalle “connessioni”: mentre tali legami richiedono impegno, “connettere” e “disconnettere” è un gioco da bambini.”

Zygmunt Bauman

In un’epoca in cui ci si innamora a suon di like e cuoricini, dove si sceglie il partner guardandolo in vetrina insieme ad altri milioni di candidati, swippando a destra o a sinistra di uno schermo in base al nostro gradimento, mettere fine alle relazioni attraverso modalità analoghe sembra essere diventata quasi l’evoluzione naturale del fenomeno.
Dopo il “ghosting”, la pratica per cui chi vuole chiudere una relazione lo fa sparendo letteralmente dalla vita dell’altra persona, spesso senza fornire alcuna spiegazione ma diventando irrintracciabile, quasi fosse un fantasma (ghost), oggi si inizia a delineare una nuova forma di abbandono: “l’orbiting”, ovvero il comportamento di chi sparisce dalla vita dell’altro, ma non del tutto. Rimane pertanto lì ad “orbitare”, vicino quanto basta per osservare voyeristicamente la vita del proprio ex, ma abbastanza distante da non essere costretto a parlarci. Ed ecco che dopo un periodo di allontanamento e silenzio, funzionale a far abbassare la temperatura emotiva legata alla fine della relazione, gli orbiter fanno capolino con dei comportamenti e dei gesti apparentemente innocui: un like, una visualizzazione di una Ig stories, una reaction sotto alla citazione famosa che avete condiviso sperando che la persona in questione la leggesse. Continua a leggere “L’orbiting: la nuova frontiera dell’abbandono”

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Narcisismo 2.0: nuova moda primavera/estate 2018 ?

 

narcisista allo specchio

Navigando su internet e/o sui vari social media, non è difficile imbattersi in pagine tematiche sul narcisismo, create e sostenute per lo più da ex partner di narcisisti che si sostengono vicendevolmente in quella che può essere considerata a pieno titolo la nuova era dei gruppi di self-help, i gruppi di auto-aiuto 2.0. Gruppi che, purtroppo, non sempre beneficiano del supporto teorico-tecnico di un terapeuta (seppur virtuale) che svolga funzioni di moderazione e che indirizzi gli utenti verso le giuste informazioni nonché ai canali di supporto corretti. Se da una parte, infatti, l’idea del sostegno reciproco è sempre vincente, dall’altra la mancata conoscenza dei criteri alla base di una diagnosi di disturbo narcisistico di personalità, porta inevitabilmente alla confusione e alla generalizzazione, alla divulgazione di messaggi e informazioni talvolta anche fuorvianti. Ho avuto la sensazione di trovarmi di fronte alla nascita di una “nuova moda” delle patologie psicologiche e che oggi, il narcisismo patologico sta alla società moderna, liquida (Bauman Z. 2011) come l’isteria stava alla società dell’epoca freudiana.

Giancarlo Dimaggio definisce il narcisismo come la “malattia della grande vita” proprio perché ritiene che la componente sociale abbia un peso non indifferente, come se la malattia in sé fosse (anche) un segno dei tempi che viviamo.

Viviamo in una società narcisistica, dove la cura di sé e la ricerca di perfezione sembrano essere i valori umani principali, una società in cui l’egocentrismo viene esasperato e l’altro non viene visto nella totalità del suo essere, ma solo in maniera strumentale alla soddisfazione dei propri egoistici bisogni, una società in cui ci si sente “obbligati al successo, allo scintillare e a risplendere.  (Perché) di obbligo si tratta, non esiste alternativa possibile” (Dimaggio, 2016).

“Siamo l’esercito dei selfie” recita il ritornello accattivante di un tormentone della scorsa estate; tutti alle prese con i nostri smartphone a condividere anche con sconosciuti il nostro profilo migliore e gli aspetti più invidiabili della nostra vita. Quelli peggiori li teniamo per noi, non li mostriamo agli altri, ce ne vergogniamo. Tendiamo a dare un’immagine perfetta e patinata delle nostre vite normali. Utilizziamo il filtro più elegante per dare luce e colore alla fotografia, ma spesso non riusciamo a fare altrettanto con la nostra vita reale, quella che viviamo al di qua dell’obiettivo della fotocamera. Sembra essere diventato più importante apparire piuttosto che essere, condividere un istante piuttosto che viverselo senza filtri, in intimità. Lo smartphone è diventato la metafora moderna del lago in cui si specchiava Narciso e dal quale è stato infine inghiottito a causa della sua eccessiva vanità, del suo smodato amore per se stesso. Ma siamo diventati davvero tutti Narcisi? E davvero il narcisismo è solo questo? Purtroppo no. Pensare che un tratto narcisistico da solo possa essere sufficiente a diagnosticare un Disturbo Narcisistico di Personalità, porterebbe all’errata conclusione che di questo disturbo ne sia affetta la maggior parte della gente che ci circonda.

Impariamo dunque a conoscere chi si nasconde dietro questa malattia, per non identificare i narcisisti soltanto con la manifestazione dei loro sintomi, ma per arrivare a pensarli come persone che soffrono a causa di una patologia che presenta diversi livelli di gravità e che pertanto vanno comprese nella loro totalità (Non bisogna confondere il narcisismo patologico con il narcisismo maligno in cui le vittime vengono vessate, umiliate, abusate, maltrattate e, nel peggiore dei casi, uccise). Lo psicoterapeuta Enrico Maria Secci, in un articolo (a mio parere ingiustamente) criticato del suo blog, sostiene che tutta questa divulgazione incontrollata potrebbe diventare pericolosa e portare alla rischiosa semplificazione della questione nella dualità “vittima-carnefice”, dove i “narcisisti rischiano di diventare le nuove streghe in un’era di Inquisizione Tecnologica e di essere “giustiziati” in massa” (Secci, 2017). Ovviamente questo non significa che i loro comportamenti, a volte al limite dell’abuso e della legalità, vadano giustificati, né è mia intenzione farlo: ci sono tantissime persone nel mondo con patologie psichiatriche altrettanto gravi che non commettono alcun atto criminale. La mia intenzione è quella di far scoprire il volto che si nasconde dietro alla maschera di perfezione che i narcisisti indossano per affrontare il mondo esterno. Maschera che inganna non solo gli altri, ma anche (e forse per primi) loro stessi. Facciamo insieme quindi il primo passo nell’abisso.

Ricordate: la conoscenza è fonte di potere.

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Nec tecum, nec sine tecum vivere possum.. la prigione mentale della vittima da abuso narcisistico

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Il letto sul quale sono seduta è sempre lo stesso, è quello che ha ospitato il nostro amore ed anche le nostre lacrime, quello che ha visto i nostri corpi fusi in una danza sinuosa e passionale e che poi ci ha visti di spalle, ognuno perso nel proprio mondo. Sono seduta sul bordo di quel letto.. ti guardo dormire, ti ascolto respirare. Sfioro la tua nuca con la punta delle dita.. ne potrei disegnare il contorno ad occhi chiusi per tutte le volte che mi hai mostrato lei anziché i tuoi occhi.. ti chiedo presenza, mi offri distanza. La chiami stanchezza. Ci leggo egoismo. Continua a leggere “Nec tecum, nec sine tecum vivere possum.. la prigione mentale della vittima da abuso narcisistico”

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Cara vittima ti scrivo…

Oltre-la-maschera

Come mi chiamo non importa, ma voglio ugualmente parlarti di me. E tu mi ascolterai.

Imparerai a conoscermi attraverso le mie parole, a temermi ma forse anche a proteggere te stessa. Perché se nella tua vita hai incontrato un Uomo come me, sei in serio pericolo, ma ancora non lo sai.

Sono un Uomo, ho pressappoco 40 anni e sono un narcisista. Non uno qualunque, ma proprio uno di quelli da manuale, di quelli che, quando parli con uno strizzacervelli, viene definito paziente “modello”, con tutti i sintomi previsti al posto giusto… È proprio così che voglio mostrarmi: eccezionale, intrigante, carismatico, sicuro di me, deciso, misterioso, fuggevole e mai scontato, l’uomo perfetto con tutte le caratteristiche giuste al posto in cui ci si aspetterebbe di trovarle.

Sono un narcisista, sono padre, marito, figlio, fratello, amico, amante… Sono tutto quello che io voglio che gli altri credano che io sia. Sono la maschera che scelgo di indossare ogni volta che vado in scena, sono il ruolo che scelgo di interpretare nei vari atti di quella commedia tragi-comica che chiamiamo vita. Sono ruolo, sono maschere… Indosso per te la mia maschera migliore, quella che ritengo più idonea a renderti mia, quella che ti rassicura e ti spiazza, che ti fa ancora sperare, dopo una vita di delusioni, che la perfezione possa ancora esistere, che l’uomo giusto per te era proprio dietro l’angolo e che tu, proprio tu, hai avuto la fortuna di incontrarlo.

Ma è solo una maschera… che inganna te e protegge me.

Sono la sicurezza ostentata che esorcizza un’insicurezza ancestrale e profonda. Sono l’euforia che copre un abissale vuoto interiore. Sono noia, mortifera e assoluta… un buco nero che ingoia avidamente e senza pietà qualsiasi cosa mi graviti intorno, per sopravvivere, per sfamarmi… ma non sono mai sazio. Non ne ho mai abbastanza.

Sono pienezza e vuoto assoluto.

Yin e Yang.

Sono le mie paure.

Ti ho scelta tra tante perché tu possiedi tutto ciò che io vorrei avere per me: l’empatia, la capacità di provare dei sentimenti… di amare… vorrei essere anch’io in grado di provare per te riconoscenza per tutto l’amore che metti in ogni gesto che compi, per tutte le volte che mi perdoni quando io ti ferisco senza alcun riguardo… vorrei riuscire a provare almeno un briciolo di pietà per il sadismo con cui ti tratto, ma non ne sono capace… ti dico che mi dispiace, ma non è vero… non sono capace di provare alcun sentimento se non la rabbia che mi scatena il tuo essere migliore di me.

Perché lo sei.

Ma io ti farò credere sempre di non essere alla mia altezza, di non essere degna di stare al mio fianco. Non posso permettermi di mostrarti che la mia aura di perfezione è finta… mi avresti in pugno ed io avrei perso.

Ed io non posso perdere. Io devo essere un vincente, sempre e comunque.

Anche a costo della tua stessa dignità. Anche a costo di rimanere eternamente solo.

Ammiro molto il tuo modo di pensare, la tua sagacia, le tue intuizioni… sei intelligente e sensibile: ecco perché ti ho scelta! Mi disgusti e mi attrai, ti disprezzo ma ti bramo. Ti dico che ti amo ma ormai avrai capito che non è così! Amo solo la visione idealizzata che hai di me e che mi rimandi. L’idea di perfezione che ti ho indotta a costruire adesso mi nutre e mi sostiene. Sei “quella che mi tiene su lo specchio” ma quello che ci vedi è sempre e solo quello che decido io.

Ti possiedo, mentalmente e sessualmente. Sono carne e passione… Sono una puttana. La puttana che ti scalda il cuore e il letto e che poi fugge via e ti lascia assaporare l’amarezza ed il gelo dell’assenza.

Sono uno, nessuno e centomila.

Sono tutto e sono niente.

Sono assenza.

Sono apparenza.

Sono le mie bugie… quelle che racconto a te per catturarti e rassicurarti e quelle che racconto a me stesso per rendermi più sopportabile il peso della mia vita ferita, per rendere accettabili alla mia coscienza i mostri interni che mi divorano le viscere.

Da dietro la mia maschera posso osservarti a distanza di sicurezza, studiare ogni tua piccola debolezza e utilizzarla per ferirti quando penserò che ti sarai avvicinata troppo, quando avrai anche solo scostato appena la coltre di fumo con cui mi circondo, quando avrai alzato lo sguardo oltre la siepe delle mie menzogne e avrai scorto un pezzetto del vero me.

La mia maschera cadrà sotto i colpi delle tue recriminazioni, sostenute dal livore per la consapevolezza acquisita sulla falsità delle mie azioni, sulla vacuità dei miei sentimenti… sulla pochezza della mia vita… sulla profondità del mio abisso interiore.

Allora ti annienterò, facendo ciò che mi riesce meglio in assoluto: uscirò di scena ma senza calare realmente il sipario. Ti lascerò in attesa, sospesa… Ti lascerò sola con le tue domande alle quali non avrai mai alcuna risposta… ti lascerò alle tue chiamate che squillano a vuoto, alle tue notti insonni e lacrimose, alle tue preghiere spezzate, alle tue implorazioni di perdono per errori che non hai mai commesso…

Devi soffrire. Io ne ho bisogno.

Più tu soffri più io rinasco. Più lentamente muori, più felicemente io ritorno in vita, riprendo a respirare… Così indosso un’altra maschera… Quella della redenzione. E tornerò da te… lupo travestito da agnello…

Sarò quello che avresti voluto che io fossi da sempre. Sarò la mano che accarezza la tua anima, il balsamo che lenisce le tue ferite, la panacea di tutti i mali che ho causato solo io.

Sarò Dio per te.

Ti dilanierò e ti salverò ripetutamente, ciclicamente. Affonderò la lama del disprezzo e del sadismo nelle tue carni e le lacererò. Ancora. Sempre più in profondità. Sempre più ferocemente.

Ti renderò mia schiava e complice della mia perversione. E ti odierai per questo, ma non potrai più farne a meno.

Ormai dipendi da me, dal tuo Dio che ti resuscita dopo averti uccisa.