Come mi chiamo non importa, ma voglio ugualmente parlarti di me. E tu mi ascolterai.
Imparerai a conoscermi attraverso le mie parole, a temermi ma forse anche a proteggere te stessa. Perché se nella tua vita hai incontrato un Uomo come me, sei in serio pericolo, ma ancora non lo sai.
Sono un Uomo, ho pressappoco 40 anni e sono un narcisista. Non uno qualunque, ma proprio uno di quelli da manuale, di quelli che, quando parli con uno strizzacervelli, viene definito paziente “modello”, con tutti i sintomi previsti al posto giusto… È proprio così che voglio mostrarmi: eccezionale, intrigante, carismatico, sicuro di me, deciso, misterioso, fuggevole e mai scontato, l’uomo perfetto con tutte le caratteristiche giuste al posto in cui ci si aspetterebbe di trovarle.
Sono un narcisista, sono padre, marito, figlio, fratello, amico, amante… Sono tutto quello che io voglio che gli altri credano che io sia. Sono la maschera che scelgo di indossare ogni volta che vado in scena, sono il ruolo che scelgo di interpretare nei vari atti di quella commedia tragi-comica che chiamiamo vita. Sono ruolo, sono maschere… Indosso per te la mia maschera migliore, quella che ritengo più idonea a renderti mia, quella che ti rassicura e ti spiazza, che ti fa ancora sperare, dopo una vita di delusioni, che la perfezione possa ancora esistere, che l’uomo giusto per te era proprio dietro l’angolo e che tu, proprio tu, hai avuto la fortuna di incontrarlo.
Ma è solo una maschera… che inganna te e protegge me.
Sono la sicurezza ostentata che esorcizza un’insicurezza ancestrale e profonda. Sono l’euforia che copre un abissale vuoto interiore. Sono noia, mortifera e assoluta… un buco nero che ingoia avidamente e senza pietà qualsiasi cosa mi graviti intorno, per sopravvivere, per sfamarmi… ma non sono mai sazio. Non ne ho mai abbastanza.
Sono pienezza e vuoto assoluto.
Yin e Yang.
Sono le mie paure.
Ti ho scelta tra tante perché tu possiedi tutto ciò che io vorrei avere per me: l’empatia, la capacità di provare dei sentimenti… di amare… vorrei essere anch’io in grado di provare per te riconoscenza per tutto l’amore che metti in ogni gesto che compi, per tutte le volte che mi perdoni quando io ti ferisco senza alcun riguardo… vorrei riuscire a provare almeno un briciolo di pietà per il sadismo con cui ti tratto, ma non ne sono capace… ti dico che mi dispiace, ma non è vero… non sono capace di provare alcun sentimento se non la rabbia che mi scatena il tuo essere migliore di me.
Perché lo sei.
Ma io ti farò credere sempre di non essere alla mia altezza, di non essere degna di stare al mio fianco. Non posso permettermi di mostrarti che la mia aura di perfezione è finta… mi avresti in pugno ed io avrei perso.
Ed io non posso perdere. Io devo essere un vincente, sempre e comunque.
Anche a costo della tua stessa dignità. Anche a costo di rimanere eternamente solo.
Ammiro molto il tuo modo di pensare, la tua sagacia, le tue intuizioni… sei intelligente e sensibile: ecco perché ti ho scelta! Mi disgusti e mi attrai, ti disprezzo ma ti bramo. Ti dico che ti amo ma ormai avrai capito che non è così! Amo solo la visione idealizzata che hai di me e che mi rimandi. L’idea di perfezione che ti ho indotta a costruire adesso mi nutre e mi sostiene. Sei “quella che mi tiene su lo specchio” ma quello che ci vedi è sempre e solo quello che decido io.
Ti possiedo, mentalmente e sessualmente. Sono carne e passione… Sono una puttana. La puttana che ti scalda il cuore e il letto e che poi fugge via e ti lascia assaporare l’amarezza ed il gelo dell’assenza.
Sono uno, nessuno e centomila.
Sono tutto e sono niente.
Sono assenza.
Sono apparenza.
Sono le mie bugie… quelle che racconto a te per catturarti e rassicurarti e quelle che racconto a me stesso per rendermi più sopportabile il peso della mia vita ferita, per rendere accettabili alla mia coscienza i mostri interni che mi divorano le viscere.
Da dietro la mia maschera posso osservarti a distanza di sicurezza, studiare ogni tua piccola debolezza e utilizzarla per ferirti quando penserò che ti sarai avvicinata troppo, quando avrai anche solo scostato appena la coltre di fumo con cui mi circondo, quando avrai alzato lo sguardo oltre la siepe delle mie menzogne e avrai scorto un pezzetto del vero me.
La mia maschera cadrà sotto i colpi delle tue recriminazioni, sostenute dal livore per la consapevolezza acquisita sulla falsità delle mie azioni, sulla vacuità dei miei sentimenti… sulla pochezza della mia vita… sulla profondità del mio abisso interiore.
Allora ti annienterò, facendo ciò che mi riesce meglio in assoluto: uscirò di scena ma senza calare realmente il sipario. Ti lascerò in attesa, sospesa… Ti lascerò sola con le tue domande alle quali non avrai mai alcuna risposta… ti lascerò alle tue chiamate che squillano a vuoto, alle tue notti insonni e lacrimose, alle tue preghiere spezzate, alle tue implorazioni di perdono per errori che non hai mai commesso…
Devi soffrire. Io ne ho bisogno.
Più tu soffri più io rinasco. Più lentamente muori, più felicemente io ritorno in vita, riprendo a respirare… Così indosso un’altra maschera… Quella della redenzione. E tornerò da te… lupo travestito da agnello…
Sarò quello che avresti voluto che io fossi da sempre. Sarò la mano che accarezza la tua anima, il balsamo che lenisce le tue ferite, la panacea di tutti i mali che ho causato solo io.
Sarò Dio per te.
Ti dilanierò e ti salverò ripetutamente, ciclicamente. Affonderò la lama del disprezzo e del sadismo nelle tue carni e le lacererò. Ancora. Sempre più in profondità. Sempre più ferocemente.
Ti renderò mia schiava e complice della mia perversione. E ti odierai per questo, ma non potrai più farne a meno.
Ormai dipendi da me, dal tuo Dio che ti resuscita dopo averti uccisa.