I miei articoli

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Nel mese di Dicembre 2023, ho aggiunto alla mia “cassetta degli attrezzi” l’abilitazione come terapeuta EMDR certificato, uno strumento importantissimo non solo per la mia formazione teorica, ma soprattutto per il lavoro clinico in stanza di terapia con i miei pazienti.

EMDR è un acronimo che deriva dall’inglese Eye Movement Desensitization and Reprocessing, ovvero desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari. Si tratta di un metodo terapeutico strutturato, evidence based, utilizzato come trattamento elettivo trattamento di problematiche legate al trauma e allo stress, approvato dal nostro Ministero della Salute nel 2003, dall’American Psychological Association (2002) e dall’American Psychiatric Association nel 2004.

L’EMDR è stato anche riconosciuto nel 2013 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come trattamento efficace del trauma e dei disturbi ad esso correlati.

La ricerca più recente ha confermato l’efficacia dell’EMDR nella cura di diverse psicopatologie, tra le quali anche i traumi relazionali che sono alla base di tanti problemi psicologici.

La mia certificazione EMDR si integra perfettamente con la mia formazione sistemico relazionale e diventa un alleato potentissimo nella cura dei traumi da abuso narcisistico e della dipendenza affettiva.

Se necessitate di qualche informazioni in più, potete consultare il sito dell’Associazione EMDR Italia o contattarmi in privato. 

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L’importanza cruciale della cura della salute mentale

Alla luce degli ultimi tristi e preoccupanti fatti di cronaca nera, vorrei riflettere con voi sull’Importanza cruciale della cura della propria salute mentale e sulla necessità di fare anche della prevenzione psicologica.

Settembre è ormai alle porte, l’estate e le vacanze sono quasi finite per tutti ed è arrivato il momento di confrontarci con le promesse che abbiamo rivolto a noi stessi all’inizio dell’estate, con tutti quei famosi “ci penserò a settembre” che nascondono il retrogusto amaro della procrastinazione. Di solito queste promesse riguardano l’assunzione di uno stile di vita più equilibrato: dormire più ore a notte, avere un’alimentazione più equilibrata, magari iscriversi in palestra… ma quasi mai mettono l’accento sull’importanza profonda e cruciale di prendersi cura anche della propria salute mentale, oltre che di quella fisica.

La vita che viviamo ogni giorno è costellata di sfide e pressioni incessanti che spesso ci colgono impreparati e ci lasciano senza respiro. Per questo motivo, dedicare il giusto tempo alla cura del proprio benessere psicologico, oggi è più importante che mai.

Come psicologa, desidero sottolineare l’importanza di considerare l’avvio di una psicoterapia come una grande opportunità per affrontare i traumi e i dolori che vi hanno condizionato la vita, un passo coraggioso verso la guarigione interiore e, perché no, un’occasione per conoscersi più a fondo e iniziare a mettervi al centro dei vostri stessi pensieri. Trovare un sano equilibrio mentale, imparare a riflettere sulle dinamiche interne, capire perché ci accadono certe cose e rimaniamo incastrati in certe situazioni dolorose, influisce positivamente su tutti gli aspetti della nostra vita: dalle relazioni interpersonali al lavoro, dallo studio alla creatività; questa consapevolezza non solo ci aiuta ad affrontare meglio lo stress quotidiano, ma ci consente anche di raggiungere il nostro pieno potenziale. I sentimenti di ansia, depressione o stress cronico possono ostacolare la nostra capacità di prendere decisioni, concentrarci sulle attività quotidiane e godere delle cose che amiamo. Perciò, è importante trattare la salute mentale con la stessa serietà con cui trattiamo la salute fisica.

Nonostante ormai la figura dello psicologo sia stata “sdoganata” e normalizzata da una copiosa produzione di serie televisive e dalla divulgazione massiva di contenuti psicologici attraverso le piattaforme social, persiste ancora il pregiudizio che dallo psicologo ci vanno “i matti” o le persone “che hanno problemi”. In realtà, prendersi cura della propria salute mentale non è un segno di debolezza, ma di saggezza. È un atto di amore verso noi stessi che ci permette di vivere una vita più appagante e significativa. Cosa può esserci mai di più importante dell’amore per noi stessi? Se noi per primi iniziamo ad avere rispetto per le nostre emozioni, sarà molto più facile non permettere a niente e nessuno di calpestarle e abusarne.

La terapia offre uno spazio sicuro e privato in cui potete esprimervi liberamente, senza giudizio, guidati da un professionista della salute mentale nella riscoperta della vostra bellezza interiore, di quella forza che troppo spesso avete dimenticato di possedere o avete messo a disposizione di chi se ne è approfittato. Ci sono psicologi e terapeuti pronti ad accompagnarvi, ascoltarvi e guidarvi verso una maggiore resilienza emotiva.

Concedete anche a voi stessi la cura e l’amore che solitamente riservate per gli altri. Io sono qui, pronta a supportarvi in questo nuovo cammino alla riscoperta di voi stessi.

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I FALSI MITI CHE ALIMENTANO LE RELAZIONI TOSSICHE CON I NARCISISTI… MA NON SOLO!

Non tutte le relazioni sono mantenute in vita da sentimenti e bisogni emotivi sani e corrisposti; molte relazioni, purtroppo, sono alimentate anche da falsi miti e credenze errate sulle relazioni stesse, che tengono i partner intrappolati dentro una rete tossica all’interno della quale non si sta bene ma della quale si sente di non poter fare più a meno. Queste false credenze sono generate a loro volta da sentimenti di angoscia abbandonica infantile e da paure irrazionali.

Andiamo a vederne qualcuna più da vicino.

1. Credere di non poter avere più un’altra storia così intensa:quanti di voi hanno pensato, o pensano, che la gelosia asfissiante del partner sia sinonimo di amore? Che la “passione” con cui litigate è figlia dell’intensità dell’amore che vi unisce? Che non potrete mai essere capaci di amare e desiderare un’altra persona così ardentemente come desiderate lui/lei? Vi svelo un segreto: quella non è passione, non è amore… quella è dipendenza, è un amore malato. Il controllo, la gelosia, la possessività, non sono sinonimo di amore, ma di manipolazione e coercizione. Questa falsa credenza nasconde alla sua origine la paura di essere abbandonati e di rimanere da soli al mondo, ed è alimentata a sua volta da una grande mancanza di autostima. Quello che oggi vi sembra impossibile anche solo da pensare, in realtà accadrà anche contro tutti i vostri pronostici più negativi;basterà iniziare a rendervi conto di quanto veramente valete e di cosa meritate e che non confondiate il controllo e il possesso con l’intensità e l’amore passionale.

2. Credere che lui non amerà nessuno come ha amato voi: i suoi infiniti ritorni, le promesse di cambiamento, i lunghi periodi di love bombing dopo ogni rottura, la passione spesso incontrollabile, vi portano a credere che quelle siano la dimostrazione dell’amore incondizionato che il partner ha nei vostri confronti, nonostante tradimenti e umiliazioni. “Se torna sempre, vuol dire che prova qualcosa di importante per me!” “Con tutte le persone che gli vanno dietro, se sceglie di tornare da me è perché mi ama!” “Lui è così geloso di me, così possessivo perché ha paura di perdermi!” “Ha scelto ancora me!” Potrebbe pure darsi che, in qualche momento della vostra storia, il vostro partner vi abbia realmente messo in cima alle sue preferenze, ma sarete comunque state una preferenza tra le tante, forse solo la più accessibile e disponibile in quel momento. Le sue lusinghe, il suo corteggiamento serrato, non sono altro che la sceneggiata che queste persone devono mettere in atto per poter continuare ad avere il dominio ed il controllo su di voi e per poter continuare ad attingere energia per il loro ego da voi. La vostra paura incondizionata di perdere le sue attenzioni, di dover rinunciare a questi momenti illusori di felicità, vi porterà ad alimentare la falsa credenza che queste persone possano provare sentimenti sinceri per voi, che potrebbe rimanere tutto così perfetto se solo voi miglioraste il vostro atteggiamento, se diminuiste le vostre richieste… in poche parole, se rinunciaste a tutto quello che è importante per voi.Pensate sia amore questo?

3. Credere di non poter vivere senza di lui/lei: i rapporti tossici sono paradossalmente i più duraturi perché si fondano sul principio della co-dipendenza: anche se con modalità molto diverse tra loro, entrambi i partner dipendono dall’altro per poter sopravvivere. Ciascun soggetto trova nell’altro il soddisfacimento di bisogni emotivi profondi e questo rende difficile l’accettazione di una eventuale separazione, nonostante i traumi subìti. Ma mentre il partner tossico riesce a dissimulare tale bisogno attraverso la manipolazione e tutta una serie di atteggiamenti svalutanti nei confronti dell’altro, la persona dipendente ne rimane schiacciata. Il solo pensiero di non poter avere accanto la persona amata innesca una serie di reazioni fisiologiche e psicologiche incontrollabili molto simili alle crisi d’astinenza dei tossicodipendenti. Tali crisipossono sfociare in crisi ansiose e attacchi di panico, incapacità a rimanere da soli anche per brevi periodi, ricerca del sollievo dal dolore attraverso la ricerca costante di contatto da parte del partner, allo scopo di ottenere rassicurazione e poter andare avanti in questo pericolosissimo gioco di ruoli. Ancora una volta, la paura sottostante a questa falsa credenza è la paura di rimanere soli e di affrontare il vuoto che ne consegue. Ma in quel vuoto e in quei silenzi ci sei tu! Non devi aver paura di incontrare te stesso!

4. Credere che lui/lei sia veramente pentito: tutto quello che il partner tossico farà nel tentativo di recuperare la situazione, qualora siate stati voi a porre fine alla relazione o ad allontanarvi, sarà manipolatorio e costruito. Non ci sarà nulla di reale e concreto nelle promesse che vi farà. Non vuole voi; semplicemente non accetta che siate stati voi a stabilire la fine del vostro rapporto. Il suo comportamento saràfinalizzato allo scopo dell’ottenimento del controllo su di voi. Purtroppo, spesso si sceglie di credere che il pentimento sia reale; si trovano quindi mille giustificazioni ai comportamenti precedenti, fino quasi a dimenticare il motivo per cui si è scelto di interrompere la relazione. Credere alla sincerità di una persona che è priva di empatia, vi porterà a rivivere in maniera ciclica le violenze, gli abusi e i tradimenti che non sono spariti, ma sono solo stati messi in pausa! Sentirete di aver messo a tacere il lancinante dolore per l’allontanamento dalla persona da cui dipendete ma nello stesso tempo alimenterete in maniera distorta la vostra insaziabile fame d’amore. Anche cedere a questa illusione ha lo scopo di allontanarvi dalla vostra irrazionale paura della solitudine, come abbiamo visto nel punto precedente.

5. Credere di essere stata tu la causa principale della fine del rapporto: e che lui/lei abbia ragione nel ritenerti di poco conto. Vi sarete ripetuti mille volte le frasi “se solo fossi stato più paziente/tollerante/accomodante, meno invadente/pretenzioso/richiedente… forse lui/lei sarebbe ancora qui!” “L’ho fatto scappare io, con le mie richieste assurde e infantili di attenzione, con le mie insicurezze e la mia gelosia”. A poco vale sapere che quelle insicurezze ve le ha instillate proprio quella persona con i suoi “rinforzi intermittenti”. Un abbraccio dopo giorni di silenzio punitivo, un regalo inaspettato dopo una lite, non sono in questo caso sinceri slanci d’affetto in una relazione sana, ma strategie manipolatorie utili a mantenere il controllo su di voi e a instillarvi il dubbio sulla vostra responsabilità diretta nell’aver innescato certe dinamiche: “se non lo avessi provocato, non mi avrebbe dato quello schiaffo…” “se avessi risposto più velocemente al telefono, adesso lui non penserebbe di me che sono una traditrice…” Sono persone molto abili nel farvi credere che la responsabilità di ogni singola litigata e della stessa fine della relazione sia soltanto vostra: l’attenzione viene spostata sulle vostre reazioni e non sui comportamenti/umiliazioni che le hanno provocate. La dipendenza che vi lega in maniera tossica a questa persona e la scarsa autostima, vi porteranno piano piano a dimenticare il male subìto e ad assumere come corretto il pensiero dell’altro, determinando la costruzione di un’ulteriore distorsione cognitiva: “non sono all’altezza”.

6. Credere che il partner tossico/abusante possa avere un comportamento diverso, migliore, nei confronti della persona per cui vi ha lasciati. Oltre che infondata – dato che una persona abusante lo rimane a prescindere dal partner che ha accanto – questo falso mito cela una enorme mancanza di autostima, una erronea credenza che chiunque possa essere più interessante e attraente di voi, che non siate sufficientemente degni dell’amore della persona per cui tanto avete sofferto e lottato. Non è così!! Lui/lei vi ha scelti proprio per il motivo opposto: perché siete delle persone molto speciali, emotivamente e intellettivamente. Siete voi ad essere troppo per quella persona! Non potendo competere con voi e temendo il confronto, la persona tossica usa l’unica strategia possibile, ovvero indurvi a credere che quelli sbagliati siete voi.

7. Credere che riuscirete a salvarlo: di tutte le false credenze, probabilmente questa è la più pericolosa. Innanzitutto, dovete ricordare che i narcisisti non ammetteranno mai apertamente di avere un problema, pertanto rifiuteranno e svaluteranno qualsiasi tentativo di “salvataggio”, facendovi sentire inadeguati, sciocchi per i vostri “pensieri distorti” su di loro, indegni di poter stare al loro fianco proprio per il fatto di aver pensato che sono fallibili. Inoltre, metterli di fronte alla loro stessa sofferenza in modo aperto e diretto, pur se con i migliori propositi, avrà un effetto boomerang verso chi sta cercando di salvarli da loro stessi: inizieranno quindi a sfoderare il repertorio peggiore di rabbia, punizioni, tradimenti e minacce di abbandono. Tutti questi tentativi di salvare l’altro, vengono perseguiti con enorme costanza ed anche a discapito del proprio benessere psicologico. Ci sono anche in questo caso delle false credenze che sostengono la cosiddetta “sindrome della crocerossina”, che riguarda per lo più le donne, ovvero la credenza che amore significhi necessariamente sacrificio, rinuncia a se stessi in favore del benessere dell’altro, ritenuto prioritario. Si tende a credere, inoltre, che solo rendendosi indispensabili e provvedendo a qualsiasi tipo di necessità, l’altro finalmente proverà amore profondo e indissolubile. Anche in questo caso, tali false credenze sono supportate dalla paura dell’abbandono.

8. Credere che si possa avere un confronto finale in cui ricevere tutte le risposte che meritate di avere: la falsa credenza che queste persone possano rendersi conto del male che riescono ad arrecare, vi porterà a pensare di poter gestire in maniera costruttiva la fine della vostra relazione, con l’assunzione, da parte di ciascuno, delle reciproche responsabilità. Ma queste persone non tollerano il confronto diretto con chi è capace di smascherarle e di metterle di fronte alle loro responsabilità. Se non vi hanno mai ascoltato durante la vostra relazione, perché pensate che inizieranno a farlo adesso che non hanno più bisogno di voi? In ogni caso, se mai una persona del genere dovesse accettare di avere un confronto con voi, non riceverete mai le risposte che vi aspettate di ricevere. Si tratterebbe di un confronto impari, colpevolizzante e giudicante, in cui l’unico obiettivo del vostro interlocutore non sarà il chiarimento, ma la distorsione della realtà, l’amplificare il vostro senso di colpa nei suoi confronti, il lasciare volutamente alcune domande aperte in modo che possiate lacerarvi ulteriormente con i dubbi sul vostro effettivo ruolo nell’avere causato la fine della relazione.

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Diceva di amarmi…

Oggi, 25 novembre, si celebra la giornata internazionale della lotta alla violenza contro le donne. Purtroppo, quello della violenza èun tema ancora troppo poco dibattuto, anche in quelle sedi – come la nostra Camera dei deputati – in cui ci si aspetterebbe un atteggiamento di gran lunga diverso: è di qualche giorno fa la notizia della presenza di solo 8 deputati alla Camera nel giorno in cui si sarebbe dovuta discutere una mozione che riguardava proprio la violenza sulle donne. E questo, a poche settimane dalla desolante scena degli stessi deputati che esultavano per aver affossato il DDL Zan. Il silenzio che circonda le questioni legate alla difesa dei diritti umani è assordante. Ed è ancora più desolante il pensiero che si debba lottare per l’acquisizione di diritti che dovrebbero essere sanciti solo per diritto di esistenza in vita, inalienabili…

Nelle ultime settimane abbiamo assistito ad una sequela incessante di efferati omicidi che hanno avuto come protagoniste donne uccise proprio da quelle persone che dicevano di amarle sopra ogni altra cosa. Donne che avevano denunciato, che si erano affidate ad un sistema giudiziario che, nonostante l’esistenza di un protocollo di Instanbul e l’esistenza di un Codice Rosso, continua a fare acqua da tutte le parti. Donne che non vengono stuprate e uccise soltanto dai loro aguzzini, ma anche da chi dovrebbe proteggerle e che invece le rivittimizza. Donne che non vengono credute nei tribunali e dai magistrati quando denunciano una violenza domestica, che subiscono l’allontanamento dei loro figli che loro invece stanno cercando di difedere..

Si crede erroneamente che la violenza sia soltanto di tipo fisico e sessuale, in realtà esistono diverse forme di abuso, da quello economico a quello relazionale ed emotivo, solo per citarne alcune. Ci sono forme di violenza silenziose, insidiose… che non fanno rumore e non lasciano segni sul corpo ma che fanno comunque a pezzi. Ognuna di queste forme di abuso rappresentauna gravissima violazione dei diritti umani, un impedimento al principio di uguaglianza e un ostacolo alla formazione di una coscienza personale e sociale fondata sul rispetto della persona umana.

Nel mio studio vedo quotidianamente donne che hanno subito questo genere di violenze. Raccolgo le loro storie, le aiuto a non sentirsi sbagliate, cerco di ricostruire insieme a loro quell’anima che è andata in frammenti insieme alle ossa del loro corpo… ma sento che tutto questo, se pur utile e assolutamente imprescindibile per la loro rinascita, è pur sempre un intervento parziale, che necessiterebbe di un supporto con un respiro più ampio, che coinvolga realtà e competenze di tipo diverso.  Finché questa modalità di intervento non verrà applicata come buona prassi, queste donne continueranno a sentirsi sole, esposte, non adeguatamente sostenute.

E voi, ragazze, non abbiate paura di denunciare, di salvarvi dall’inferno in cui siete costrette a vivere quotidianamente. Ricordate: l’amore dovrebbe rendervi felici e riempirvi il cuore, non dovrebbe rompervi le costole! L’amore dovrebbe togliervi il fiato, non la vita!

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Amore sano e persone emotivamente risolte

Il modo in cui si parla delle relazioni, tende a sottolinearne spesso solo aspetti negativi e rischi connessi, piuttosto che evidenziarne i tantissimi punti di forza potenziali. Ed è proprio su questi punti di forza che oggi voglio soffermarmi e sul modo in cui sono evidenti quando i partecipanti alla relazione sono soggetti emotivamente maturi e risolti. Cosa vuol dire essere persone emotivamente risolte? Significa ad esempio sapere benissimo che per poter essere felici e soddisfatti all’interno di una coppia e’ indispensabile essere in primis INDIVIDUI soddisfatti e indipendenti. Per queste persone essere parte di una coppia rappresenta un valore aggiunto, qualcosa di nuovo e diverso che completa la loro già soddisfacente esistenza, non quindi una realtà totalizzante oltre alla quale tutto smette di avere senso e importanza.
Sanno perfettamente che stare in coppia vuol dire essere capaci di condivisione e scambio, di ascolto e rispetto reciproco. In una coppia emotivamente risolta, ciascun partner darà e riceverà fiducia, senza alcun bisogno di esercitare il controllo ossessivo sulla vita dell’altro e senza dover rinunciare ai propri valori e al proprio spazio. L’altro è considerato alla pari, non ci sono condizioni di subordinazione o sudditanza perché l’autonomia reciproca è rispettata e sostenuta. In questi legami ci si sente apprezzati e valorizzati; gli obiettivi del partner non vengono sminuiti ma sostenuti e
incoraggiati. Ci si sente liberi di essere se stessi senza la paura di essere giudicati o svalutati.
Non esistono manipolazioni o ricatti emotivi o, peggio ancora, dominio e controllo sulla vita del partner, per ottenere la sua attenzione.
Si perseguono degli obiettivi comuni senza che questi impongano il sacrificio degli obiettivi personali e la conseguente frustrazione e insoddisfazione di chi ha dovuto mettersi da parte in nome di un noi in cui non si sente più riconosciuto. I confini sono flessibili e sorretti da un substrato di fiducia reciproca, che permette la vicinanza degli altri senza per questo sentirsi minacciati di perdere l’oggetto del desiderio.
Tutto questo perché il partner viene visto nella sua totalità, come persona con una propria identità e non come un oggetto da possedere e controllare.
Quando queste storie finiscono, non si assiste mai allo spiacevole teatrino dello svilimento reciproco o dell’accanimento testardo e disfunzionale in una situazione tossica, ma permane il senso di rispetto e onestá nei confronti dell’altro e dei sentimenti che si sono condivisi.
Si elaborano i motivi che hanno determinato la rottura e ci si assume le reciproche responsabilità, senza condanne, ma accettando il fatto che si è umani, pertanto imperfetti e fallibili.
Se tutto questo ti sembra utopistico o irreale é perché stai ancora guardando alla tua vita con gli occhi dell’altro e non con i tuoi, stai ancora pensando che la tua unica possibilità di felicità è insieme all’altro, che sia possibile esclusivamente se tu fondi anima e corpo con il tuo partner. Non si può negare il fatto che i amore, quando è puro ed è vissuto nella libertà, sia un dono, ma deve appunto essere libero da ogni forma di tossicità, egoismo, ossessione e violenta.
Qualsiasi altra forma di rapporto non è sana né equilibrata. L’unico modo che hai per salvarti è uscirne fuori prima che sia troppo tardi.

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Anche se adesso ti sembra di non riuscire a vedere l’uscita del tunnel, l’unico modo che hai per arrivare fino alla sua fine è attraversarlo, non girarci intorno. La mappa per andare avanti è dentro di te, non la possiede nessun altro. Devi solo fare luce su ciò che ti ostini a non voler vedere, sulle parti di quel percorso che tieni nascoste anche a te stesso, e accettare che si può andare avanti facendo un passo alla volta, senza fretta e senza pretese illusorie. Ma anche con accettazione verso tutte le emozioni che proviamo nel frattempo ma che non vorremmo provare. Uscire da certe situazioni è possibile solo se lo vuoi veramente. Dipende tutto da te.
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Vittimizzazione Secondaria e Victim blaming: quando si è vittime due volte.

Molto spesso, quando le mie pazienti mi raccontano le loro esperienze con i loro partner tossici ed abusanti, mi dicono di avere paura di scoprire di essere di fronte a qualcuno che non sia in grado di capire la profondità del dolore che hanno sopportato, che possa arrivare a mettere in dubbio i loro atroci racconti o che, peggio ancora, possa non credere alle loro parole e banalizzare la loro storia. Storie di abusi psicologici e morali, di manipolazioni e ricatti emotivi che sono vissuti spesso solo all’interno delle mura domestiche e che troppo spesso vengo taciute per vergogna, per rassegnazione, per sfiducia nelle capacità empatiche di chi si finge cieco e sordo di fronte a queste tematiche. Molte di loro hanno deciso di smettere di cercare aiuto e protezione da chi dovrebbe difenderle ed invece finisce per determinare quel fenomeno conosciuto come “vittimizzazione secondaria”, ovvero tutte quelle conseguenze psicologiche ed emozionali relative al contatto tra la vittima di un abuso ed un sistema giudiziario impreparato e superficiale.

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Il divorzio con un narcisista

Sappiamo bene quanto possano essere dannosi e pericolosi i narcisisti all’interno di una relazione, ma purtroppo possono esserlo molto di più quando affrontano una separazione o un divorzio in tribunale, soprattutto se di mezzo ci sono interessi economici e custodia dei figli. Tutto quello che abbiamo imparato su di loro e sul loro comportamento, i loro tentativi di manipolazione e distorsione della realtà, le loro menzogne, i loro ricatti emotivi, le loro vessazioni e i loro abusi emotivi, all’interno delle aule di tribunale si manifesteranno all’ennesima potenza, non solo perché il Narcisista vuole dare un’immagine perfetta di sé come essere umano e come genitore, ma anche perché vorrà vincere a tutti i costi e per farlo userà tutti i mezzi a sua disposizione.

Sappiamo che il narcisista tende a sentirsi superiore rispetto a chiunque altro e non avrà certo timore nel sentirsi superiore anche rispetto agli avvocati e alla legge stessa. Molte persone vittime di questi individui, hanno giustamente paura di non essere credute in tribunale e che giudici e avvocati finiscano per essere manipolati dall’arte affabulatoria e dalle menzogne del narcisista; per questo motivo è importante che scegliate un avvocato che conosca bene il Disturbo Narcisistico di Personalità, che sappia di cosa state parlando, che abbia ben chiaro che esistono altre forme di violenza -altrettanto gravi-  oltre a quella fisica, in modo che non rimanga vittima a sua volta delle manipolazioni di cui i narcisisti sono capaci e riesca a combattere per voi le vostre battaglie, in modo professionale ma agguerrito. Un avvocato che non sa nulla di questo disturbo, potrebbe essere indotto a pensare che molte delle cose che raccontate sono esagerazioni frutto della vostra gelosia o della vostra non accettazione della fine di un rapporto e potrebbe indurvi ad accettare accordi che non sono per niente vantaggiosi per voi.

Probabilmente se siete arrivati al punto di affrontare un narcisista in Tribunale è perché tutti i vostri tentativi di conciliazione sono caduti nel vuoto e avrete subìto ogni tipo di umiliazione e vessazione: vi avrà etichettato come madre inadeguata e negligente, attribuendovi magari un non precisato disturbo di personalità; vi avrà inondato di email in cui ricostruisce, con minuziosa attenzione al dettaglio, ogni vostra singola azione analizzandola al microscopio, allo scopo di crearsi delle prove circa la bontà delle sue affermazioni. Vi avrà sicuramente dato delle arriviste e delle arrampicatrici sociali interessate soltanto ai loro soldi; avrà rigirato mille volte ogni situazione per apparire lui la vittima della situazione e suscitare un senso di pietà in chi lo ascolta. Divorzio e genitorialità sono campi di battaglia molto allettanti per il narcisista: se avete dei bambini e questi sono ancora molto piccoli, userà il loro senso di lealtà per manipolarli e renderli a loro volta complici inconsapevoli delle umiliazioni nei vostri confronti. L’obiettivo è avere l’appoggio incondizionato dei figli e poco importa se per ottenerlo calpesteranno l’immagine materna, arrivando nei casi peggiori all’alienazione parentale (a questo link potrete leggere un articolo sull’argomento https://psycoblog.wordpress.com/2016/05/02/la-parental-alienation-syndrome-pas-patologia-o-problema-relazionale/ ).

Come si può tradurre tutto questo in un’aula di tribunale? Pensate che tutto ciò che fino a questo momento avete sperimentato nel privato, adesso avrà una manifestazione pubblica: per poter confermare la sua teoria, il narcisista non esiterà a diffamarvi pubblicamente, ricostruendo la realtà in maniera distorta e spesso falsa. Voi arriverete in tribunale sicuramente già provate ed esauste per tutte le manipolazioni, gli insulti, le vessazioni e le molestie morali che avrete subìto nel corso del tempo, mentre loro si mostreranno tranquilli e sicuri e approfitteranno di questa vostra debolezza proprio per provare a dimostrare che siete mentalmente instabili. Se nel passato vi ha spinto al limite con i suoi comportamenti, portandovi ad agire in modo aggressivo, utilizzerà questi episodi come prova della vostra inaffidabilità.

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Settembre: tempo di ritorni?

L’estate è definitivamente finita, si torna al lavoro e ci si avvicina all’autunno, la stagione più nostalgica di tutte, quella in cui è molto probabile che chi ha subito uno scarto da proprio partner narcisista, si trovi a dover fare i conti con un suo ritorno. Ritorno che sarà quasi sicuramente appassionato e romantico, condito da tutte le parole e le attenzioni che avete sempre desiderato sentirvi dire. Fate attenzione però! I narcisisti non tornano per amore ma sono capaci di giocarsi la carta della nostalgia quando si sentono soli, quando sono annoiati e/o quando hanno necessità di rifornimento energetico.I loro tentativi di ricontatto non saranno dettati quindi da sincero sentimento, ma da un tentativo di controllo (e conferma) della vostra dipendenza.Non fatevi cogliere alla sprovvista! Preparatevi a chiudere quella porta che avete lasciato socchiusa sulla speranza e sull’illusione…

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Le conseguenze psicologiche dell’isolamento prolungato: il fenomeno della “cabin fever”.

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La situazione di emergenza che sta affrontando il nostro paese, ha portato il nostro governo a chiederci di cambiare radicalmente le nostre abitudini di vita, prima fra tutti quella di evitare di avere contatti sociali diretti e di interagire con gli altri se non a distanza di sicurezza e con gli opportuni accorgimenti. Tutto questo può avere delle grandi ripercussioni sulla nostra psiche, soprattutto relativamente al nostro rapporto con la paura. Esiste infatti un tipo di paura funzionale, che è quella che ci spinge a mettere in atto tutti quei comportamenti finalizzati a proteggere la nostra salute e quella dei nostri cari. Ma esiste anche una paura disfunzionale, quella che ci induce ad assumere comportamenti inefficaci a causa della nostra offuscata capacità di giudizio. La paura infatti deve essere proporzionale ai pericoli: sottovalutare o sopravvalutare una situazione in termini di pericolosità sono situazioni che possono indurci in entrambi i casi ad avere comportamenti inadeguati e spesso anche controproducenti.

Le ricerche scientifiche condotte in seguito alla pandemia da Sars hanno evidenziato la comparsa di moltissimi casi di disturbo post-traumatico da stress sia negli operatori sociosanitari che nelle famiglie che erano costrette a rimanere all’interno delle proprie mura domestiche.

Si parla di “Cabin fever” (lett. febbre da cabina) per riferirsi alla reazione emotiva conseguente ad un isolamento prolungato. La pandemia globale da Covid-19, ci sta costringendo ad un isolamento forzato che può determinare la comparsa degli stessi sintomi associati alla Cabin Fever. Continua a leggere “Le conseguenze psicologiche dell’isolamento prolungato: il fenomeno della “cabin fever”.”