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L’importanza cruciale della cura della salute mentale

Alla luce degli ultimi tristi e preoccupanti fatti di cronaca nera, vorrei riflettere con voi sull’Importanza cruciale della cura della propria salute mentale e sulla necessità di fare anche della prevenzione psicologica.

Settembre è ormai alle porte, l’estate e le vacanze sono quasi finite per tutti ed è arrivato il momento di confrontarci con le promesse che abbiamo rivolto a noi stessi all’inizio dell’estate, con tutti quei famosi “ci penserò a settembre” che nascondono il retrogusto amaro della procrastinazione. Di solito queste promesse riguardano l’assunzione di uno stile di vita più equilibrato: dormire più ore a notte, avere un’alimentazione più equilibrata, magari iscriversi in palestra… ma quasi mai mettono l’accento sull’importanza profonda e cruciale di prendersi cura anche della propria salute mentale, oltre che di quella fisica.

La vita che viviamo ogni giorno è costellata di sfide e pressioni incessanti che spesso ci colgono impreparati e ci lasciano senza respiro. Per questo motivo, dedicare il giusto tempo alla cura del proprio benessere psicologico, oggi è più importante che mai.

Come psicologa, desidero sottolineare l’importanza di considerare l’avvio di una psicoterapia come una grande opportunità per affrontare i traumi e i dolori che vi hanno condizionato la vita, un passo coraggioso verso la guarigione interiore e, perché no, un’occasione per conoscersi più a fondo e iniziare a mettervi al centro dei vostri stessi pensieri. Trovare un sano equilibrio mentale, imparare a riflettere sulle dinamiche interne, capire perché ci accadono certe cose e rimaniamo incastrati in certe situazioni dolorose, influisce positivamente su tutti gli aspetti della nostra vita: dalle relazioni interpersonali al lavoro, dallo studio alla creatività; questa consapevolezza non solo ci aiuta ad affrontare meglio lo stress quotidiano, ma ci consente anche di raggiungere il nostro pieno potenziale. I sentimenti di ansia, depressione o stress cronico possono ostacolare la nostra capacità di prendere decisioni, concentrarci sulle attività quotidiane e godere delle cose che amiamo. Perciò, è importante trattare la salute mentale con la stessa serietà con cui trattiamo la salute fisica.

Nonostante ormai la figura dello psicologo sia stata “sdoganata” e normalizzata da una copiosa produzione di serie televisive e dalla divulgazione massiva di contenuti psicologici attraverso le piattaforme social, persiste ancora il pregiudizio che dallo psicologo ci vanno “i matti” o le persone “che hanno problemi”. In realtà, prendersi cura della propria salute mentale non è un segno di debolezza, ma di saggezza. È un atto di amore verso noi stessi che ci permette di vivere una vita più appagante e significativa. Cosa può esserci mai di più importante dell’amore per noi stessi? Se noi per primi iniziamo ad avere rispetto per le nostre emozioni, sarà molto più facile non permettere a niente e nessuno di calpestarle e abusarne.

La terapia offre uno spazio sicuro e privato in cui potete esprimervi liberamente, senza giudizio, guidati da un professionista della salute mentale nella riscoperta della vostra bellezza interiore, di quella forza che troppo spesso avete dimenticato di possedere o avete messo a disposizione di chi se ne è approfittato. Ci sono psicologi e terapeuti pronti ad accompagnarvi, ascoltarvi e guidarvi verso una maggiore resilienza emotiva.

Concedete anche a voi stessi la cura e l’amore che solitamente riservate per gli altri. Io sono qui, pronta a supportarvi in questo nuovo cammino alla riscoperta di voi stessi.

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Amore sano e persone emotivamente risolte

Il modo in cui si parla delle relazioni, tende a sottolinearne spesso solo aspetti negativi e rischi connessi, piuttosto che evidenziarne i tantissimi punti di forza potenziali. Ed è proprio su questi punti di forza che oggi voglio soffermarmi e sul modo in cui sono evidenti quando i partecipanti alla relazione sono soggetti emotivamente maturi e risolti. Cosa vuol dire essere persone emotivamente risolte? Significa ad esempio sapere benissimo che per poter essere felici e soddisfatti all’interno di una coppia e’ indispensabile essere in primis INDIVIDUI soddisfatti e indipendenti. Per queste persone essere parte di una coppia rappresenta un valore aggiunto, qualcosa di nuovo e diverso che completa la loro già soddisfacente esistenza, non quindi una realtà totalizzante oltre alla quale tutto smette di avere senso e importanza.
Sanno perfettamente che stare in coppia vuol dire essere capaci di condivisione e scambio, di ascolto e rispetto reciproco. In una coppia emotivamente risolta, ciascun partner darà e riceverà fiducia, senza alcun bisogno di esercitare il controllo ossessivo sulla vita dell’altro e senza dover rinunciare ai propri valori e al proprio spazio. L’altro è considerato alla pari, non ci sono condizioni di subordinazione o sudditanza perché l’autonomia reciproca è rispettata e sostenuta. In questi legami ci si sente apprezzati e valorizzati; gli obiettivi del partner non vengono sminuiti ma sostenuti e
incoraggiati. Ci si sente liberi di essere se stessi senza la paura di essere giudicati o svalutati.
Non esistono manipolazioni o ricatti emotivi o, peggio ancora, dominio e controllo sulla vita del partner, per ottenere la sua attenzione.
Si perseguono degli obiettivi comuni senza che questi impongano il sacrificio degli obiettivi personali e la conseguente frustrazione e insoddisfazione di chi ha dovuto mettersi da parte in nome di un noi in cui non si sente più riconosciuto. I confini sono flessibili e sorretti da un substrato di fiducia reciproca, che permette la vicinanza degli altri senza per questo sentirsi minacciati di perdere l’oggetto del desiderio.
Tutto questo perché il partner viene visto nella sua totalità, come persona con una propria identità e non come un oggetto da possedere e controllare.
Quando queste storie finiscono, non si assiste mai allo spiacevole teatrino dello svilimento reciproco o dell’accanimento testardo e disfunzionale in una situazione tossica, ma permane il senso di rispetto e onestá nei confronti dell’altro e dei sentimenti che si sono condivisi.
Si elaborano i motivi che hanno determinato la rottura e ci si assume le reciproche responsabilità, senza condanne, ma accettando il fatto che si è umani, pertanto imperfetti e fallibili.
Se tutto questo ti sembra utopistico o irreale é perché stai ancora guardando alla tua vita con gli occhi dell’altro e non con i tuoi, stai ancora pensando che la tua unica possibilità di felicità è insieme all’altro, che sia possibile esclusivamente se tu fondi anima e corpo con il tuo partner. Non si può negare il fatto che i amore, quando è puro ed è vissuto nella libertà, sia un dono, ma deve appunto essere libero da ogni forma di tossicità, egoismo, ossessione e violenta.
Qualsiasi altra forma di rapporto non è sana né equilibrata. L’unico modo che hai per salvarti è uscirne fuori prima che sia troppo tardi.

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Anche se adesso ti sembra di non riuscire a vedere l’uscita del tunnel, l’unico modo che hai per arrivare fino alla sua fine è attraversarlo, non girarci intorno. La mappa per andare avanti è dentro di te, non la possiede nessun altro. Devi solo fare luce su ciò che ti ostini a non voler vedere, sulle parti di quel percorso che tieni nascoste anche a te stesso, e accettare che si può andare avanti facendo un passo alla volta, senza fretta e senza pretese illusorie. Ma anche con accettazione verso tutte le emozioni che proviamo nel frattempo ma che non vorremmo provare. Uscire da certe situazioni è possibile solo se lo vuoi veramente. Dipende tutto da te.
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L’ABC del Narcisismo: dieci piccoli indizi per capire se la persona con cui hai una relazione soffre di un Disturbo Narcisistico di Personalità.

IMG_7599Nel corso della mia pratica clinica, mi viene rivolta spesso la seguente domanda: “Dottoressa, come faccio a capire se la persona che frequento è narcisista o meno? A volte ne ho la certezza, altre volte penso di essere io a soffrire di questa patologia!”

Premettendo il fatto che spesso, soprattutto all’inizio di una relazione, non è facile capire di essere di fronte ad una persona malata, perché nella fase del love bombing i narcisisti tendono a dare un’impressione impeccabile di sé, e che esistono diversi livelli di gravità associati a questa patologia che danno vita a quadri comportamentali diversi, proverò a stilare un breve decalogo delle caratteristiche principali della personalità dei narcisisti, utile a riconoscerli e a capire se la persona con cui avete una relazione ne è affetta.

E a mettervi in salvo.

Ps: queste caratteristiche sono valide sia per narcisisti uomini che per narcisiste donne, con le dovute differenze comportamentali legate alle differenze di genere sessuale. Continua a leggere “L’ABC del Narcisismo: dieci piccoli indizi per capire se la persona con cui hai una relazione soffre di un Disturbo Narcisistico di Personalità.”

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L’ombra dietro la maschera

Non riesco a tollerare le sensazioni negative che provengono dalla : mi tormentano, mi perseguitano e mi costringono a vedermi per quello che sono davvero: un uomo fallibile, tormentato da fantasmi interiori, da dolori antichi e angosce profonde… che ha bisogno di specchiarsi nella limpidezza dei tuoi occhi per credere di valere qualcosa… ma quel qualcosa appartiene a te, non a me… e per questo ti disprezzo! Ti disprezzo perché sei migliore di me, perché non hai paura di guardare nell’oscurità delle tue ombre, né nella mia… io non ne sono capace… potrei imparare da te, ma preferisci farti credere di non avere niente da cui rifuggire dentro di me… preferisco che tu creda che l’abisso sia solo tuo e che sia stata tanto fortunata nell’incontrarmi sul tuo cammino! Ma questa è un’illusione, e una parte di te lo sa… il mio abisso ti fagociterà e diventerà davvero parte di te. La mia disperazione diventerà tua, la mia rabbia avvelenerà le tue giornate… diventerai me, un essere mostruoso con un’anima oscura e perennemente in tempesta. E per questo ti lascerò… lascerò te perché non ho altra possibilità, se non questa, di liberarmi dall’auto condanna perenne all’infelicità.

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Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior…

No, quello che sto cercando di dirti, usando le parole di De André, non è che il Narcisista può cambiare se tu ti impegni di più, se ami per due e perdoni ogni sua nefandezza. Non accadrà, purtroppo! Il Narcisista non è capace di provare sentimenti né empatia… anche se a volte può sembrare sinceramente innamorato, è solo perché è in grado di emulare ed imitare alcuni tuoi sentimenti, non di provarli… Quello che voglio dirti è che puoi però trasformare questo momento di dolore, di crisi, in un momento di crescita personale, di rinascita… Hai imparato a tue spese che se non sei tu per prima disposta a rispettarti, non lo farà mai nessun altro… che se non ti metti al primo posto nella classifica delle cose importanti per te, nessun altro potrà farlo. Adesso lo sai! Adesso sai che non puoi permettere più a nessuno di calpestare i tuoi sentimenti nobili e puri! Da tutto il dolore sperimentato trarrai uno degli insegnamenti più importanti di tutta la tua vita: NESSUNO PUO’ PRENDERSI CURA DI TE AL POSTO TUO!! Ricorda: anche il letame più sconcertante può diventare il migliore dei fertilizzanti…

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Quando il cuore pesa troppo: la dipendenza affettiva

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Quante volte vi siete trovati a dire a voi stessi e agli altri, parlando delle vostre vicende sentimentali: “mi ritrovo sempre con i pazzi”, “se non è psicopatico non mi piace!” oppure “ovunque mi giri vedo solo narcisisti!”? Come ho già avuto modo di sottolineare in questo articolo https://psycoblog.wordpress.com/2018/02/13/narcisismo-2-0-nuova-moda-primavera-estate-2018, la società  in cui viviamo ci spinge ad assumere spesso atteggiamenti competitivi e di rivalità che possono portare le persone che ci circondano a vedere la patologia anche dove non c’è. Purtroppo, c’è da dire che in realtà il narcisismo inteso come disturbo di personalità è in continua e costante crescita, probabilmente supportato proprio dalla stessa società in cui siamo inseriti, come se la malattia in sé fosse (anche) un segno dei tempi che viviamo. Chi sono i narcisisti abbiamo imparato a capirlo attraverso la quantità infinita di articoli e post che parlano di loro, colludendo spesso con il loro senso di onnipotenza e con la loro smisurata voglia di stare in vetrina e comunque “sempre al centro della piazza”.

Ma chi sono quelle persone che vengono attratte, a volete in maniera assolutamente irresistibile, da queste figure così tossiche e negative? Cosa spinge certe persone a mantenere in piedi questo tipo di relazioni, pur essendo consapevoli (!) del dolore che queste arrecano?
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L’empatia nei rapporti interpersonali


“Questo è ciò che accade quando due esseri umani si abbracciano”. Pur non essendo reale, l’immagine dei due cuori che si toccano dentro ad un abbraccio è una delle più suggestive che abbia mai visto in rete! Sappiamo bene che in realtà i cuori di due persone che entrano in contatto fisico tra loro tramite un abbraccio, sono separati dalla barriera dei loro reciproci corpi, ma una vicinanza di questo tipo la si può raggiungere attraverso “l’empatia” ovvero la capacità di comprendere e sentire internamente lo stato d’animo dell’altro, sia che si tratti di sentimenti positivi sia che si tratti di sentimenti negativi.

Etimologia e definizione

Il termine empatia deriva dal greco εν (dentro)-παθος (sofferenza), letteralmente quindi “dentro la sofferenza”. Essere empatici significa quindi avere la capacità di riconoscere i sentimenti altrui, di mettersi nei loro panni e di percepirne a livello viscerale emozioni e vissuti. Un’esperienza di compartecipazione emotiva che agevola la comprensione dell’altro e la possibilità di entrare in una relazione interpersonale profonda. La capacità di comprendere aspetti profondi dell’altro rende l’empatia anche un’abilità sociale fondamentale per instaurare delle buone comunicazioni interpersonali.

L’empatia tra altruismo ed egoismo

Nel corso degli anni sono state proposte diverse teorie per spiegarne origine ed effetti: alcuni autori ne hanno evidenziato la componente emotiva insita nella capacità di accogliere e comprendere, in modo del tutto involontario, i vissuti emotivi altrui; altri ne hanno evidenziato la componente cognitiva, considerando l’empatia come la capacità di decentrarsi dal proprio punto di vista per assumere la prospettiva dell’altro. Altri autori, come ad esempio Davis nel 1994, hanno invece considerato l’empatia come il risultato di un processo multifattoriale, in cui aspetti cognitivi ed emotivi sono contemporaneamente coinvolti nel fornire una risposta empatica.
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Crisi: turbamento o opportunità?

foto post ig

La parola “crisi” è un termine di derivazione greca dal verbo κρίvo=separare e dal sostantivo κρίσις=scelta.
Originariamente al termine “crisi” veniva attribuita esclusivamente un’accezione negativa, come momento difficile e di forte turbamento. Oggi invece viene presa in considerazione un’accezione più positiva del termine, intesa come opportunità di scelta. L’ideogramma cinese per la parola crisi è rappresentata da un simbolo composto da due segni che indicano rispettivamente e contemporaneamente “pericolo” e “opportunità”.
Il paradosso insito all’interno della simbologia cinese ci rivela pertanto che i nostri momenti peggiori possono rivelarsi addirittura come quelli più vantaggiosi. Pensiamo, ad esempio, a coloro i quali si ritrovano improvvisamente senza lavoro. La situazione può essere indubbiamente fonte di grande turbamento personale, ma può essere vista anche come la possibilità di riorganizzare le proprie risorse interne ed esterne in maniera più efficace, come una sorta di “ricarica personale” che permette di puntare in maniera più sicura e funzionale alla realizzazione dei propri obiettivi personali.
Pertanto, non abbiate paura di affrontare le difficoltà: una ridefinizione in positivo della vostra situazione può permettervi di affrontarla in maniera più determinata.

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Narcisismo 2.0: nuova moda primavera/estate 2018 ?

 

narcisista allo specchio

Navigando su internet e/o sui vari social media, non è difficile imbattersi in pagine tematiche sul narcisismo, create e sostenute per lo più da ex partner di narcisisti che si sostengono vicendevolmente in quella che può essere considerata a pieno titolo la nuova era dei gruppi di self-help, i gruppi di auto-aiuto 2.0. Gruppi che, purtroppo, non sempre beneficiano del supporto teorico-tecnico di un terapeuta (seppur virtuale) che svolga funzioni di moderazione e che indirizzi gli utenti verso le giuste informazioni nonché ai canali di supporto corretti. Se da una parte, infatti, l’idea del sostegno reciproco è sempre vincente, dall’altra la mancata conoscenza dei criteri alla base di una diagnosi di disturbo narcisistico di personalità, porta inevitabilmente alla confusione e alla generalizzazione, alla divulgazione di messaggi e informazioni talvolta anche fuorvianti. Ho avuto la sensazione di trovarmi di fronte alla nascita di una “nuova moda” delle patologie psicologiche e che oggi, il narcisismo patologico sta alla società moderna, liquida (Bauman Z. 2011) come l’isteria stava alla società dell’epoca freudiana.

Giancarlo Dimaggio definisce il narcisismo come la “malattia della grande vita” proprio perché ritiene che la componente sociale abbia un peso non indifferente, come se la malattia in sé fosse (anche) un segno dei tempi che viviamo.

Viviamo in una società narcisistica, dove la cura di sé e la ricerca di perfezione sembrano essere i valori umani principali, una società in cui l’egocentrismo viene esasperato e l’altro non viene visto nella totalità del suo essere, ma solo in maniera strumentale alla soddisfazione dei propri egoistici bisogni, una società in cui ci si sente “obbligati al successo, allo scintillare e a risplendere.  (Perché) di obbligo si tratta, non esiste alternativa possibile” (Dimaggio, 2016).

“Siamo l’esercito dei selfie” recita il ritornello accattivante di un tormentone della scorsa estate; tutti alle prese con i nostri smartphone a condividere anche con sconosciuti il nostro profilo migliore e gli aspetti più invidiabili della nostra vita. Quelli peggiori li teniamo per noi, non li mostriamo agli altri, ce ne vergogniamo. Tendiamo a dare un’immagine perfetta e patinata delle nostre vite normali. Utilizziamo il filtro più elegante per dare luce e colore alla fotografia, ma spesso non riusciamo a fare altrettanto con la nostra vita reale, quella che viviamo al di qua dell’obiettivo della fotocamera. Sembra essere diventato più importante apparire piuttosto che essere, condividere un istante piuttosto che viverselo senza filtri, in intimità. Lo smartphone è diventato la metafora moderna del lago in cui si specchiava Narciso e dal quale è stato infine inghiottito a causa della sua eccessiva vanità, del suo smodato amore per se stesso. Ma siamo diventati davvero tutti Narcisi? E davvero il narcisismo è solo questo? Purtroppo no. Pensare che un tratto narcisistico da solo possa essere sufficiente a diagnosticare un Disturbo Narcisistico di Personalità, porterebbe all’errata conclusione che di questo disturbo ne sia affetta la maggior parte della gente che ci circonda.

Impariamo dunque a conoscere chi si nasconde dietro questa malattia, per non identificare i narcisisti soltanto con la manifestazione dei loro sintomi, ma per arrivare a pensarli come persone che soffrono a causa di una patologia che presenta diversi livelli di gravità e che pertanto vanno comprese nella loro totalità (Non bisogna confondere il narcisismo patologico con il narcisismo maligno in cui le vittime vengono vessate, umiliate, abusate, maltrattate e, nel peggiore dei casi, uccise). Lo psicoterapeuta Enrico Maria Secci, in un articolo (a mio parere ingiustamente) criticato del suo blog, sostiene che tutta questa divulgazione incontrollata potrebbe diventare pericolosa e portare alla rischiosa semplificazione della questione nella dualità “vittima-carnefice”, dove i “narcisisti rischiano di diventare le nuove streghe in un’era di Inquisizione Tecnologica e di essere “giustiziati” in massa” (Secci, 2017). Ovviamente questo non significa che i loro comportamenti, a volte al limite dell’abuso e della legalità, vadano giustificati, né è mia intenzione farlo: ci sono tantissime persone nel mondo con patologie psichiatriche altrettanto gravi che non commettono alcun atto criminale. La mia intenzione è quella di far scoprire il volto che si nasconde dietro alla maschera di perfezione che i narcisisti indossano per affrontare il mondo esterno. Maschera che inganna non solo gli altri, ma anche (e forse per primi) loro stessi. Facciamo insieme quindi il primo passo nell’abisso.

Ricordate: la conoscenza è fonte di potere.

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